Martedì primo marzo, ore 21, le Officine Corsare di via Pallavicino 35 ospitano la presentazione di Alfabeta2, nuova edizione della storica rivista degli intellettuali italiani degli anni '80. Un confronto serrato con un ambizioso progetto di analisi della contemporaneità. Numeri mono o bi-tematici, con argomenti che scandagliano le problematiche culturali, sociali e politiche più attuali: beni comuni, università e precariato della conoscenza, stato della cultura, ruolo delle donne nella società, green economy e decrescita.
Nella premessa all'antologia dei testi della rivista del decennio '79-'88, Maria Corti scrive: «“Alfabeta” è la presa di possesso, da parte di un gruppo di intellettuali degli anni Ottanta, di un insieme di fatti sociali e culturali appartenenti alla terra che si chiama “L'Italia di quegli anni”. Se dei lettori giovani di oggi vi sbarcano, vi trovano una terra a loro ignota». L'impressione in effetti è proprio quella, e l'antologia risulta perciò tanto più preziosa; ma ora c'è una nuova terra in cui avventurarsi, da misurare e da conquistare palmo a palmo: è “L'Italia di oggi”, inscindibile dal mondo globalizzato e dalla sua ineludibile complessità.
D'un tratto, si rivedono le riviste: il Male, Frigidaire, Alfabeta2... il ritorno. Il ritorno di un bisogno che sembrava essersi sopito di fronte alle centinaia di canali televisivi digitali, all'informazione on-line, alla guerriglia dei quotidiani schierati intorno allo scoop o al gossip dell'ultima ora. Tuttavia, se l'intelligenza, la satira, l'arte e la cultura vogliono farsi avanguardia, è allora impossibile tralasciare tutto ciò che nel campo dell'informazione dei media si è modificato negli ultimi vent'anni. Alfabeta2 si presenta così con un sito multimediale e un blog interattivo, un invito al commento dei testi usciti su formato cartaceo e on-line, al confronto di saperi e opinioni.
Cosa è cambiato allora, nella fruizione dei contenuti intellettuali e critici? Quanto finisce per sfumare nel consumo di un prodotto particolarmente raffinato? Quanto invece si alterna e si interseca con la produzione, in qualche modo collettiva, dei contenuti stessi? E cosa possono cercare i giovani oggi nel ritorno di questi media, un nuovo prodotto ad hoc per il tipo colto-e-impegnato-socialmente, nuovi occhiali per vedere la realtà, o strumenti per dirla, misurarla, descriverla, rivederla e – perché no – correggerla?
Dario Consoli