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12/01/2012Futuro e Libertà - Circolo di Bra
 
 
OLTRE, PER L'ITALIA
 
 
Le parole definiscono un oggetto in base a una convenzione accettata e condivisa. Ma il valore delle parole muta ed esse stesse inducono una nuova percezione delle cose e modificano la realtà. Non c’è dubbio che chi ha coniato l’espressione “terzo polo” era consapevole di utilizzare un concetto che non è conosciuto né alla fisica né al nostro dizionario: i poli sono tali in quanto sono due. Proprio per questo tra essi non c’è una gerarchia: la qualità dei poli sta nel loro sostanziale bilanciamento, mentre insita nella definizione “terzo” c’è l’idea che questo venga dopo, in un ordine immaginario. La domanda che è legittimo porsi dopo un anno è se, nelle intenzioni dei sottoscrittori di quel patto, si intendesse introdurre una forzatura linguistica per indicare la fine di un sistema politico e elettorale fondato sul bipolarismo. La risposta, oltre che nella pratica politica di questi mesi, sta in una serie ormai solida di dichiarazioni rese dal presidente Fini, il quale ha delineato il futuro del paese in un “nuovo” bipolarismo. Che non sia la semplice continuazione o riedizione di quello appena naufragato ma neanche una forma di neo proporzionalismo che lasci liberi tutti di aggiustarsi le alleanze in corso d’opera. Allora cosa si intende col dirsi “terzi”? Non può che significare porsi come “altro” rispetto all’esistente ,non un centro, che in una logica bipolare (vecchia o nuova) non troverebbe spazio, non il sostituto di una delle due coalizioni in campo, ma altro. C’è in questa condizione la dichiarazione che il binomio astratto destra-sinistra non è più capace di rappresentare istanze concrete e soprattutto che le forze che lo hanno utilizzato sono attori di una pantomima incapace di dare risposte ai problemi. Sono, anzi, esse stesse all’origine dei problemi. Quindi l’avvio di un processo di fusione tra forze certamente non omogenee non può essere ridotto a una pura operazione elettorale, sarebbe destinata a un fragoroso fallimento. La forza di questa idea deve risiedere nel valore fondativo di un soggetto che sia realmente nuovo, cioè che non sia la somma di tre segmenti elettorali, uniti dallo stato di necessità. Deve essere l’atto responsabile di chi rimette in discussione le proprie storie e le proprie garanzie per avviare un processo inclusivo, con l’ambizione di generare una forza basata su concezioni nuove di rappresentanza e che si proponga come protagonista di una rigenerazione del sistema politico nel suo complesso. Quindi, semmai “primi”, nel senso che si vada per primi a esplorare territori nuovi. Ma a questo punto la questione del nome si pone davvero, per dare un significato all’impresa e collocarla al giusto posto nell’immaginario politico. E il nome dovrà evocare l’idea di una forza non costituita ma costituente, una costituente per gli Italiani. La realtà odierna di Futuro e Libertà, pur tra qualche contraddizione, rappresenta il coronamento di un grande sforzo umano, politico e di militanza.
Adesso però si apre una nuova stagione e serve una “ripartenza” adeguata: lanciare un Patto per il “patriottismo repubblicano” che sappia coinvolgere tutte le energie intellettuali e politiche in grado di costituire un nuovo grande schieramento riformista, moderno, europeo e legalitario..Ambiente, legalità, identità e consapevolezza culturale, coesione sociale e nazionale, diritti civili, innovazione, sovranità della Politica, devono rappresentare i punti di riferimento per costruire un Patto innovativo e vincente. Un Patto dentro il quale vivranno, rielaborate e intrise di novità , quelle idee e quei valori che hanno costituito l’eredità nobile del nostro percorso e della destra politica italiana, quella che abbiano salvato dal berlusconismo, dall’affarismo e da alcune figure caricaturali e ignobili. Non un nuovo centro, ma un avanzamento dei valori patriottici e sociali su cui costruire le solide basi della Terza Repubblica.
Oltre, per l’Italia.

Federico Pace
futuroeliberta.bra@gmail.com
Responsabile Futuro e Libertà
Circolo di Bra
 

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