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28/02/2012Futuro e Libertà - Circolo di Bra
 
 
COMUNICATO FLI BRA
 
 
La direttiva Europea 2009/28/CE, il cosiddetto “accordo 20-20-20” stabilisce una serie di obiettivi che gli Stati membri dell'Unione Europea sono tenuti a rispettare entro il 2020. Uno degli obiettivi fondamentali è quello di portare ad almeno il 20% la quota di produzione europea di energia elettrica da fonti rinnovabili. L’obiettivo dell’Italia è quello di raggiungere il 17%, contro un 5,2 % stimato nel 2005. Tutto questo al fine di ridurre l’emissione di gas a effetto serra e per rispettare il protocollo di Kyoto. Secondo Uno studio realizzato dall’dell'European Wind Energy Association (EWEA) del 2011 potrebbero non rispettare i parametri l’Italia ed il Lussemburgo. Inutile appellarsi alla crisi economica in quanto lo stesso studio evidenzia che gli stati che hanno fatto maggiori passi in avanti sono Bulgaria, Grecia e Spagna. Non raggiungere gli obiettivi europei comporterà, oltre al richiamo della Commissione e al conseguente stigma a livello diplomatico, oltre ai conseguenti danni alla salute e all’ambiente anche delle sanzioni economiche. Per quanto non ancora definite con chiarezza dalla Commissione secondo alcune analisi le sanzioni potrebbero quindi aggirarsi intorno ai 4,8 miliardi di € l’anno.
Lo stato Italiano ha quindi deciso di favorire la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili non fossili vale a dire energia eolica, solare, aerotermica, geotermica, idro termica e oceanica, idraulica, biomassa, gas di discarica, gas residuati dai processi di depurazione e biogas. A parole tutti felici e contenti: abbiamo continuo bisogno di energia per la nostra vita moderna, ma allo stesso tempo teniamo alla nostra salute e quindi vogliamo un’aria meno inquinata. Poi però dalla parole bisogna passare ai fatti e allora nascono i problemi: per produrre energia elettrica da fonti alternative servono degli impianti, ma a quanto pare nessuno li vuole. L’obiezione più frequente che viene sollevata in casi come questi non è rivolta alla centrale in sé quanto alla posizione scelta: troppo distante da …, troppo vicina a …, troppi traffico per … se la motivazione fosse solo questa perché non viene suggerita una posizione alternativa? La realtà è che una posizione alternativa da proporre non c’è, ovunque qualcuno troverebbe qualcosa da dire, ovunque ci sarebbe una specie protetta da proteggere, un microambiente da salvaguardare, un terreno da valorizzare, una minoranza da tutelare o una casa troppo vicina… il tutto a spese di un vantaggio collettivo comunque necessario. In questo quadro si colloca anche la possibile costruzione di una centrale a Biogas al confine tra i comuni di Bra e Cherasco che ha suscitato negli ultimi mesi notevoli discussioni e lo stesso sarà per la Centrale a Biomasse che dovrebbe sorgere a Cavallermaggiore. Tutto questo però si sarebbe potuto evitare con un approccio diverso alla questione.
Quello che è realmente mancato nel caso che stiamo vivendo, e che è spesso all’origine di problemi analoghi, è stata la carenza di informazione ai cittadini sul progetto che l’organo competente (in questo caso la provincia) stava analizzando. E’ quanto mai necessaria una consultazione ed una informazione preventiva alle popolazioni interessate. Se i rapporti con i cittadini fossero impostati in maniera più aperta, anche in accordo con la legge 2001/42/CE che invita gli amministratori a consultarli e ragguagliarli preventivamente nel caso di interventi a grande impatto ambientale, probabilmente molte contestazioni verrebbero mitigate; a fronte di un’analisi inziale condivisa a priori, si eviterebbero ritardi e contestazioni successive. In Francia, ad esempio, con il dialogo continuo con gli abitanti dell'area interessata e con la loro partecipazione alle scelte progettuali e a quelle in merito alla destinazione dei proventi compensativi, è stata fabbricato a Aube un deposito per le scorie radioattive da 1.000.000 di m3 senza particolari dissensi. Con lo stesso metodo il governo belga, a seguito dell'opposizione delle amministrazioni locali, ha sospeso alcuni progetti ed ha accettato di rivedere la propria strategia generale per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi. Ora purtroppo siamo arrivati ad un muro contro muro, i fronti non indietreggeranno, e qualunque sia la decisione si scateneranno polemiche a non finire ed in ogni caso ci rimetteremo tutti.

Federico Pace
futuroeliberta.bra@gmail.com
Responsabile Futuro e Libertà
Circolo di Bra
 

Allegato 1

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