La mostra, realizzata in collaborazione con la Fondazione Ottavio Mazzonis, a cura di Laura Facchin, intende proporre per la prima volta al pubblico le opere del Maestro assieme ad un corpus selezionato di opere d'arte provenienti dalla sua personale collezione, in un confronto e dialogo con un patrimonio di dipinti e sculture - dal Barocco al Rococò europeo con incursioni nella produzione piemontese degli ultimi decenni dell'Ottocento - che furono fonte viva d'ispirazione per la sua produzione artistica.
Ultimo esponente di una cultura figurativa attenta ai messaggi simbolici, Ottavio Mazzonis è stato uno degli artisti più importanti del Novecento piemontese. Cresciuto in una famiglia dell'aristocrazia torinese nell'antico Palazzo dei Solaro della Chiusa (oggi sede del Museo d'arte orientale di Torino), fin dall'infanzia Mazzonis ebbe modo di confrontarsi con l'arte e la cultura, attraverso la madre Elisa Desio Boggio (che prima del matrimonio era stata un apprezzato soprano) e il padre Federico, collezionista di dipinti sia di arte antica che di autori contemporanei. In un contesto così ricco di suggestioni, Ottavio Mazzonis sviluppò sin dall'infanzia una propensione non solo alla pratica artistica, che diverrà presto la sua attività principale, ma anche un profondo interesse per la storia dell'arte, che porterà alla nascita di una personale collezione, frutto di acquisti sul mercato antiquario e che andò poi a combinarsi con la quadreria di famiglia.
Nella collezione personale di Mazzonis ritroviamo sculture di artisti attivi nella Versailles di Luigi XV e di Luigi XVI, come Jean Jacques Caffieri e Jean-Antoine Houdon, affiancati ai lavori di Gaetano Cellini, attivo sulla scena torinese nel primo Novecento. Lavori di protagonisti italiani del Settecento, come Giovanni Battista Pittoni, o di maestri del pieno Seicento quali Mathias Stomer e Luca Giordano, sono affiancati a un interessante nucleo di tele del pittore Giacomo Francesco Cipper detto Todeschini, riscoperto dalla critica a partire dalla metà del Novecento.
L'appartenenza della collezione a un artista protagonista sulla scena torinese, e non solo, che portò avanti coerentemente e con grande sagacia una scelta “controcorrente” di continuatore della classicità dagli anni Quaranta del Novecento sino al primo decennio del XXI secolo, permette di leggere secondo una chiave interpretativa nuova, con gli occhi dello storico d'arte e non solo con le prese di posizione della critica militante, la sua ampia produzione.
Dipinti e sculture selezionati saranno allestiti secondo un percorso, tematico e parzialmente cronologico, articolato in quattro sezioni principali nelle quali le opere autografe di Mazzonis sono messe a diretto ed evocativo confronto con gli esemplari della sua raccolta d'arte.
Nella prima sezione, dedicata alla formazione di Mazzonis, sono presenti alcuni esemplari dalla quadreria di famiglia, come la splendida pala inedita di Legnanino con il Matrimonio Mistico di Santa Caterina, e Maestri del primo Novecento piemontese, da Luigi Calderini a Nicola Arduino, fondamentali per il giovane artista. Sono proposti alcuni dipinti significativi della loro produzione, dal paesaggio cittadino alla ritrattistica, in immediato confronto con la reinterpretazione datane da Mazzonis.
La seconda sezione propone una serie di dipinti, in parte dalla collezione di famiglia e in parte frutto dei mirati acquisiti effettuati personalmente da Mazzonis, che mostrano la passione per grandi maestri del Seicento e Settecento italiano, da Luca Giordano ad Andrea Pozzo. La loro lezione trova nuove interpretazioni in opere pittoriche e scultoree del Maestro, ispirati a modelli figurativi barocchi, con interessanti propensioni nei confronti di Bernini e del rococò francese: dalle diverse varianti sul tema della Pietà alle dirette citazioni di esemplari dalle sue raccolte nelle Nature silenti.
La terza è composta da un maggior numero di opere e riflette la passione, dominante in tutto il percorso biografico dell'artista, per le diverse declinazioni della pittura veneziana del XVIII secolo, da Tiepolo al vedutismo. Gli studi e le diverse interpretazioni delle opere di Tiepolo e della sua famiglia, dalle riflessioni sulla celebre Immacolata-Assunta del Prado alle gustose serie inedite di piccolo formato con le caricature di personaggi dell'aristocrazia della Serenissima o gli Scherzi dei Pulcinella acrobati, sono messi a confronto con opere di maestri veneti acquisite appositamente sul mercato, come un delizioso modelletto di Giambattista Pittoni. Così vedute e scorci della città di Venezia eseguiti da Mazzonis, non esenti dalle suggestioni di Guardi, si pongono in dialettica con dipinti che rappresentano vedute della città lagunare di autori del tardo Ottocento e primo Novecento italiano.
Questi ultimi introducono alla quarta e ultima sezione dove lavori di artisti attivi in ambiente torinese a cavallo dei due secoli, come l'amato Gaetano Cellini o il bozzetto dell'Adultera di Francesco Mosso, si mostrano in dialettica con dipinti e lavori plastici del Maestro, cronologicamente appartenenti a diverse fasi della sua produzione che mostrano sofisticati accenti simbolisti.
In concomitanza con la mostra saranno esposte nella Galleria del Museo cinque sculture luminose realizzate da Armando Vocaturi, raffiguranti cinque alberi da frutto (ciliegio, mandarino, nespolo, susino, pero) e un agrifoglio. Si tratta di un doveroso omaggio per un artista / artigiano – come si ama definire – di cui quest'anno ricorrono i cinquant'anni di attività.